QUANDO “ IL CONTORNO OCCHI” E’ GONFIO E DOLENTE
Con il termine dacrioadenite si intende un processo infiammatorio su base infettiva a carico delle ghiandole lacrimali che si manifesta con gonfiore della porzione temporale della palpebra superiore, dolore e secrezione. Si tratta di una condizione non comune, in genere monolaterale, ad etiologia prevalentemente batterica, soprattutto da S. aureus e S. pneumoniae, sebbene siano stati riportati casi da P. aeruginosa, Acanthamoeba nonché da alcuni virus, in particolar modo nei bambini, dove la dacrioadenite può complicare la mononucleosi infettiva, il morbillo, la parotite e l’ influenza. Raramente l’ infezione è riconducibile ad agenti micotici quali Blastomyces, Histoplasma e Nocardia.
Il coinvolgimento della ghiandola lacrimale avviene più comunemente per diffusione di un focolaio infettivo congiuntivale, per via esogena dalla cute e meno frequentemente per batteriemia.
E’ possibile distinguere forme acute e croniche.
Le forme acute, accompagnate in genere a malessere generale e stato febbrile, si manifestano clinicamente con sensazione di peso e dolore a livello della porzione supero-esterna della palpebra superiore che appare tumefatta, edematosa e ptosica con aspetto ricurvo a “S”. La cute palpebrale è rossa, dolente alla palpazione, la congiuntiva bulbare è chemotica ed il bulbo può essere spostato inferiormente e medialmente, inoltre può esservi linfadenopatia preauricolare.
La flogosi ha in genere una durata di circa 10-15gg ed una prognosi benigna.
Possibili complicanze, piuttosto rare, consistono in processi suppurativi con evoluzione a fistola congiuntivale.
Il trattamento prevede impacchi caldi e terapia antibiotica; in caso di suppurazione si provvede all’incisione e al drenaggio.
Le forme croniche, meno frequenti di quelle acute, sono dovute all’ evoluzione di una forma acuta o di tipo granulomatoso (generalmente secondarie a malattie del collageno, tbc, sarcoidosi, ecc.)
I segni e sintomi clinici sono scarsi, le palpebre sono lievemente iperemiche con scarso dolore ed edema palpebrale.
Per ciò che concerne il trattamento, qualora gli antibiotici non risultino efficaci, può essere utile l’asportazione della ghiandola.
Con il termine dacriocistite si intende un processo infiammatorio che insorge a carico del sacco e del dotto nasolacrimale, generalmente secondario all’ ostruzione dello stesso. Si tratta di una patologia alquanto comune, spesso correlata a basi livelli igienico-sanitari. E’ possibile distinguere forme acute e croniche.
La forma acuta (infezione batterica del sacco lacrimale) rappresenta il risultato di un’ ostruzione del dotto nasolacrimale e può insorgere a qualsiasi età sebbene sia più comunemente riscontrabile nei neonati, nei giovani adulti ( 30-35 anni ) e negli anziani ( > 65 anni ).
Etiologicamente può conseguire alla diffusione di processi infiammatori delle regioni adiacenti (naso, seni paranasali, congiuntiva), in altri casi alla localizzazione di processi settici sistemici, ma nella maggior parte dei casi la causa è da ricercarsi nello stesso apparato lacrimale di deflusso. Infatti una stenosi provocata da un edema della mucosa del sacco, del dotto o del meato inferiore del canale naso lacrimale causa un rallentamento del deflusso sino un ristagno lacrimale; ciò favorisce l’inquinamento batterico ( stafilococco piogeno e streptococco β-emolitico ) e la conseguente sepsi. Da un punto di vista clinico la dacriocistite insorge rapidamente con rossore, gonfiore e dolore a livello della regione del sacco, episodi di epifora (lacrimazione) saltuari e successivamente costanti quando l’occlusione diviene completa.
Il dolore spontaneo, causato dall’ accumulo di secrezione che distende il sacco, si irradia verso la fronte e la tempia; può essere presente febbre ed adenopatia satellite.
L’ infezione se non controllata può estendersi ai tessuti molli adiacenti dando origine ad una cellulite presettale della palpebra, una cellulite orbitaria o un ascesso; l’infezione può anche risalire il canalicolo e penetrare nel tessuto congiuntivale, causando un’ infezione o ulcere corneali periferiche da ipersensibilità.
Il trattamento prevede l’impiego di antidolorifici, impacchi caldi, antibiotici topici e sistemici; nel caso in cui la terapia farmacologica non risulti efficace e si assista all’ evoluzione del processo settico con la comparsa di complicanze, risulta appropriato il ricorso al drenaggio chirurgico della lesione.
Una particolare forma di dacriocistite è la dacriocistite acuta nel neonato, processo flogistico acuto a carico del sacco lacrimale determinato da un’ostruzione del dotto naso-lacrimale per la persistenza di una membrana mucosa a livello della valvola di Hasner o per la presenza di un tappo di materiale muco-purulento.
E’ presente fin dalla nascita o compare nei primi mesi di vita; si caratterizza clinicamente per lieve iperemia ed edema del canto interno, abbondante epifora con secrezione di materiale siero-purulento alla pressione digitale.
Nella maggior parte dei casi il dotto si canalizza entro il primo anno di vita; utile in questi casi il massaggio digitale nella ragione del sacco lacrimale ed, in caso di reflusso purulento, associare collirio antibiotico.
Se dopo il raggiungimento del primo anno di età le vie lacrimali non si ricanalizzano, si procede al sondaggio in narcosi.
Le forme croniche, in genere evoluzione di una forma acuta, presentano invece una sintomatologia più attenuata caratterizzata da epifora monolaterale talora associata a congiuntivite cronico-ricorrente; la pressione digitale del sacco può indurre un rigurgito di muco-pus dai puntini lacrimali. Non di rado il paziente sviluppa un tramite fistoloso che drena sulla cute. Il trattamento medico della dacriocistite cronica è raramente risolutivo e per tale ragione, al fine di ripristinare un fisiologico flusso lacrimale, si dovrà ricorrere alla dacriocistorinostomia.