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  • Feb

    04

    2022

ASKANEWS - Piovella (Soi): sistema ECM non funziona, è tempo di cambiare


 
 

PIOVELLA (SOI): SISTEMA ECM NON FUNZIONA, È TEMPO DI CAMBIARE

 

'LA POLITICA ASCOLTI LE INDICAZIONI DELLE SOCIETÀ SCIENTIFICHE'

(Leggi l'articolo)

 

 

Roma, 4 feb. (askanews) – Il sistema ECM per l’Educazione Continua in Medicina non funziona, bisogna riformarlo, farne uno strumento efficace che garantisca un aggiornamento reale e mirato dei medici e quindi le migliori cure ai pazienti. Ne è convinto il presidente della Società Oftalmologica Italiana, Matteo Piovella, che chiede alla politica di avvalersi dei contributi delle società scientifiche per dare vita a un sistema che risponda effettivamente agli scopi per cui è stato istituito. “Perché il sistema ECM non ha dato quei risultati che erano nelle speranze di tutti? Beh, innanzitutto oggi si possono avere questi famosi crediti facendo cose che non attengono minimamente alla tua specialità. Io oculista posso prendere 50 crediti per un corso sui fiori di Bach, che onestamente dovrebbe essere poco utile per la mia formazione, mentre per un corso specialistico sull’oculistica te ne danno magari solo 10”, ha spiegato in un’intervista ad askanews.
“Non esiste un riconoscimento dei crediti internazionali che sono il nostro punto di riferimento perché la medicina deve essere uguale in tutto il mondo, non è che in Italia dobbiamo fare delle cose diverse, anche perché queste normative servono a salvaguardare e a curare al meglio il paziente, a nient’altro”, ha aggiunto. Un sistema inefficace al quale, però, si lega ad esempio il tema delle polizze di rischio professionale: per poter godere della copertura i sanitari dovranno infatti essere in regola con almeno il 70% degli obblighi formativi previsti dal piano ECM per l’ultimo triennio. Ed è solo un esempio. “Davanti a questo evidente insuccesso pensare di utilizzare questo sistema per andare a condizionare la qualità della medicina legandolo alle assicurazioni, legandolo alle indicazioni di restringimento economico che la politica impone perché dice che bisogna fare quello che si può fare a seconda dei soldi che si hanno, sono cose rispettabili ma che vanno contro la tutela della salute dei pazienti. Noi abbiamo nei nostri ospedali – parlo sempre solo dell’oculistica – un’assenza di tutte le innovazioni, le tecnologie, le cose meravigliose che oggi sappiamo fare perché negli ospedali pubblici è presente solo il 2% delle tecnologie avanzate. Noi 15 anni fa eravamo i leader al mondo, oggi l’oculistica italiana è all’ultimo posto in Europa”. Per il presidente della SOI è tempo di operare un cambiamento del sistema ECM, coinvolgendo in questo processo le società che rappresentano le varie specializzazioni mediche. “La politica deve farsi un po’ da parte perché non è esperta di queste cose, deve lasciare alle società scientifiche la possibilità di indicare le soluzioni. Le soluzioni le abbiamo e sono le soluzioni più adeguate ai nostri pazienti. Ricordo che i medici oculisti italiani – 7.000 – salvano la vista ogni anno a 1.300.000 persone”, ha aggiunto. “E’ ovvio che noi dobbiamo essere parte attiva – finora abbiamo avuto grandissime difficoltà – nel dare le correzioni sulle direzioni che sono state impostate. Oggi abbiamo una priorità ancor più messa in campo dal Covid, che è stato un disastro, e oltretutto noi siamo specialità di tipo elettivo quindi passiamo, come richieste sia economiche che organizzative, in coda a tutti gli altri. Risultato: il 50% degli interventi non fatti, 8 milioni di visite non eseguite e questo farà sì che da qui al 2030 il numero di persone cieche nel nostro Paese incredibilmente è destinato a raddoppiare”, ha concluso.

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COMUNICATO STAMPA

ECM ASSICURAZIONI COGEAPS: UN GRANDE PASTICCIO ALL’ ITALIANA

 In generale, sulla norma introdotta nel PNRR (art. 38-bis) con cui si è stabilità l’inoperatività delle polizze assicurativa nel caso in cui il professionista sanitario non avesse maturato il 70% dei crediti formativi richiesti nel triennio precedente, si è già avuto modo di esporre precedentemente: https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php articolo_id=101566.

 L’inutilità di questa nuova norma induce, però, a svolgere ulteriori considerazioni sul tema aggiornamento e formazione continua in Italia e trovare il coraggio di sostenere come, nonostante l’importanza fondamentale della materia, il sistema attuato nel Nostro Paese non funziona: solo accettando questo assunto diviene possibile provare a ripartire da zero e tentare di ricostruirlo in modo più serio e scientificamente fondato. Ma andiamo per ordine.

 Affermare che il sistema degli ECM non funziona non è una novità.

Come è noto, il programma televisivo “Striscia la notizia” nel maggio 2019 ha fatto emergere la rilevanza del problema in tutta la sua evidenza: https://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/mancato-aggiornamento-dei-medici_52806.shtml  Una bomba mediatica ripresa anche da altre testate del settore (si v. ad es. https://www.sanitainformazione.it/politica/obbligo-ecm-e-a-striscia-la-notizia-il-ministro-grillo-interverremo-su-medici-non-in-regola/ https://ugsmedici.it/ecm-finisce-a-striscia-la-notizia-il-caso-dei-medici-e-dei-sanitari-non-in-regola/).

 Le ragioni del fallimento del Sistema ECM sono molteplici ed ampiamente illustrate in un articolo (https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=79928) ma, in qualità di Presidente della Società Oftalmologica Italiana, preme occorre evidenziare come il sistema ECM non tenga in alcun conto la specializzazione del medico: molti degli eventi accreditati ECM sono assolutamente irrilevanti sotto il profilo sia formativo che di aggiornamento e un oculista può perfettamente adempiere al numero di crediti ECM richiesti anche se tale risultato è stato ottenuto partecipando a corsi relativi alle tecniche più disparate in qualsiasi altra materia senza che questa totale “distrazione formativa” abbia alcuna implicazione nel conseguimento dei crediti ECM richiesti. Inoltre, vi è tutto il tema relativo al sostanziale conflitto di interessi per la formazione promossa dalle aziende e l’ipocrisia sottesa ad alla mera formale soluzione di richiedere la sottoscrizione dei moduli di “assenza di conflitto di interessi” o di dichiarazioni da parte degli sponsor.

 In questo quadro problematico, è fondamentale orientare l’attenzione in generale sulla FnomCeo e, soprattutto, sulla attività svolta dal Consorzio gestione anagrafica professioni (Co.Ge.Aps.) il quale, nel proprio sito istituzionale, si auto-definisce: un organismo che “riunisce le Federazioni Nazionali degli Ordini e dei  Collegi e le Associazioni dei professionisti della salute che partecipano al programma di Educazione Continua in Medicina”. Sul punto, è quanto meno curioso che l’ente che dovrebbe gestire la piattaforma su cui dovrebbero ruotare tutti gli ECM dei professionisti sanitari italiani non si sia nemmeno accorto che non esistono più i “Collegi” e che questi, insieme alle “Associazioni dei professionisti sanitari”, sono stati radicalmente riformati quattro anni fa dalla legge 3/2018. 

 Essendo il Consorzio Co.Ge.A.P.S. il punto centrale del sistema ECM nel nostro Paese e considerando la situazione estremamente critica in cui versa, ci si chiede cosa abbia attivato per colmare l’inefficienza di quanto sino ad oggi realizzato. 

 Semplice, ha inserito tutta una serie di furbesche scorciatoie per consentire ai professionisti sanitari di apparire formati senza esserlo: si vedano le “Nuove disposizioni normative per i professionisti sanitari in ordine all'obbligo di formazione continua” (Legge 77/2020) art. 5 bis con cui ha sanato un terzo dei 'i crediti formativi del triennio 2020 – 2022” facendo scendere l'obbligo formativo a 100 crediti;il sistema di “Spostamento dei crediti” (Guida utente Co.Ge.A.P.S. del 23 ottobre 2020); il sistema di “autoformazione” di cui alla “Determina della Commissione Nazionale per la Formazione Continua (CNFC) del 17/07/2013, par. 5”, poi esteso con la “Delibera della CNFC del 27 settembre 2018”

 Insomma, tutta una sfilza di deroghe e sanatorie necessarie a sanare e colmare le inefficienze del Consorzio Co.Ge.A.P.S..

 Certamente, il Consorzio non ha problemi di risorse che derivano da “ingenti” fondi versati dalla Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) e da una somma versata da tutte le Federazioni Nazionali degli Ordini per ogni singolo professionista sanitario iscritto: fate i conti … non è poco! Chiaramente, se si vogliono andare a vedere i bilanci del Co.Ge.A.P.S. sul loro sito istituzionale, la loro scarsa attenzione all’aggiornamento del Sito si esprime anche sotto il profilo della trasparenza finanziaria: l’ultimo rendiconto disponibile sul sito istituzionale è del 2014 e l’ultimo bilancio è del 2018. Ma in questo momento l’allergia del Co.Ge.A.P.S. alla trasparenza si sta ulteriormente evidenziando, visto che c’è un movimento di idee (in FnomCeo) che vorrebbe trasformare (l’inutile) Consorzio in una Fondazione in modo da eliminare per sempre ogni sottoposizione a criteri di trasparenza economica: se si ha desiderio di approfondire il punto, si vada a vedere quanto sia vuota la parte del Sito Co.Ge.A.P.S. dedicata alla “Trasparenza” e alla “Amministrazione trasparente”. Tutto ciò premesso, non è chiaro a chi convenga mantenere questo Consorzio. Analizzando con un po’ di attenzione si evidenzia che l’assemblea è di prevalenza formata da iscritti FNOMCEO, la sede si trova in Via Cola di Rienzo 212 (presso la FNOMCEO), la presidenza è affidata alla FNOMCEO: anzi, per essere più precisi, come indicata nel Sito, a “Enrico De Pascale (Medici) Presidente. 

 Solo che il Presidente del Co.Ge.A.P.S. non è un medico. Si tratta di un commercialista barese che dopo una carriera come revisore dei conti e come amministratore di società nel settore del caffè, diviene Direttore dell’OMCEO di Bari e poi assunto da marzo con un contratto di lavoro parasubordinato come coordinatore delle attività della FNOMCEO dal 2018 con il Presidente Anelli (appunto: di Bari).

 La situazione, allora, si complica. Come è possibile che il Consorzio Co.Ge.A.P.S. che dovrebbe rappresentare tutti i professionisti sanitari italiani sia diretto da un soggetto che non è nemmeno un professionista sanitario? Oltre ad essere quanto meno incredibile, ci si chiede per quale motivo il Presidente del Consorzio Co.Ge.A.P.S. (che non funziona) non ha provato a copiare quanto realizzato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di cui fa parte e con cui svolge (si spera) la propria formazione continua essendo regolarmente iscritto alla Sezione A dell’Ordine dei commercialisti di Bari?

Concludendo, quanto esposto fa emergere con tutta chiarezza che materie fondamentali come l’aggiornamento professionale e la formazione continua in medicina sono state sino ad oggi affidate ad Enti che, evidentemente, non sono in grado di assolvere a questi scopi con serietà e adeguata professionalità. Che si metta ordine, facendo in modo che tutti i professionisti sanitari possano contare su un’offerta seria di formazione, che sia realmente mirata a migliorare le loro le competenze e le loro abilità cliniche, tecniche e manageriali e di comprovata validità scientifica. Sotto quest’ultimo profilo, è ora che chi si occupa di formazione e di aggiornamento continuo in medicina si renda conto del ruolo fondamentale che rivestono le società scientifiche che rappresentano le specialità e i profili professionali in Italia e nel mondo. Sarebbe indispensabile coinvolgere quelle più rappresentative – facendo riferimento al requisito del 30% di rappresentatività richiesto alle società scientifiche dal DM 2 agosto 2017 per l’iscrizione presso il Ministero della Salute) nella valutazione dei diversi programmi formativi, condividendo con loro le materie da ritenersi “obbligatorie” per chi svolge una determinata attività professionale rispetto a quelle “facoltative”. Insomma: occorre creare un sistema condiviso serio ed efficiente che sia affidato ai professionisti sanitari impedendo che a gestire questo sistema ci siano persone che rischiano di essere distratte e, magari, condizionate, da valutazioni che nulla hanno a che vedere con la formazione continua in medicina che pur di favorire il permanere nelle proprie posizioni, finiscono per stimolare o favorire l’inserimento di norme pastrocchio come quelle che ritengono di risolvere questo pasticcio all’italiana prevedono la non operatività delle polizze assicurative nei confronti dei professionisti che non hanno maturato il 70% dei crediti formativi nell’ultimo triennio.

 Occorre iniziare ad essere seri.

 Matteo Piovella

 

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