SOI SCENDE IN CAMPO A TUTELA DEI DIRITTI DEI PAZIENTI A RISCHIO RETINOPATIA DIABETICA ABBANDONATI PER IGNORANZA E INCOMPETENZA
I PAZIENTI DIABETICI PRIVATI DEL DIRITTO ALLA CURA PER COLPA DI CHI, SENZA UNA ADEGUATA FORMAZIONE, SE NE ARROGA LA RAPPRESENTATIVITÀ’
Gentile Signora Maria Luigia Mottes,
facendo seguito alla Sua del 24 giugno 2022 (visualizza Lettera), Le preciso quanto segue:
con riferimento all’incontro da Lei effettuato in Regione Lombardia, le confermo che SOI è l’unico interlocutore istituzionale legittimo per competenza e capacità a rappresentare le necessità e i diritti dei pazienti diabetici, cosa che fa perfettamente da 153 anni.
Strumentalmente, la SOI non è stata invitata a quell’incontro semplicemente perché sarebbe intervenuta sostenendo i diritti che i suoi stessi “rappresentati” da sempre auspicano e richiedono: avere la possibilità di farsi curare dai medici oculisti più capaci, immuni dal condizionamento delle Aziende Farmaceutiche major sponsor strumentali di tutte le Associazioni di Pazienti, per poter accedere alla miglior cura e così potersi salvare dalla cecità.
Eh sì perché è necessario evidenziarle che, nonostante i suoi coinvolgenti 42 anni di servizio “col cuore e la passione” ancora una volta ha agito d’impulso senza la necessaria e doverosa conoscenza e, inoltre, non ha avuto neanche la sensibilità di comprendere lo straordinario assist fornitole da SOI per uscire elegantemente da una situazione illegittima, inaccettabile (dai suoi “rappresentati”) ed inadeguata, a garantire la tutela di chi è a rischio perdita della vista per il diabete.
Un vero peccato.
Nella mia comunicazione (clicca qui) mi sono limitato a riportare la sua posizione come mi è stata riferita da un noto medico oculista presente quale relatore casuale non istituzionale: d’altronde, come avrebbe potuto SOI fare diversamente non essendo a conoscenza di nulla perché strumentalmente oltre che non invitata non è stata informata?
A sua discolpa potrà sostenere di non essere consapevole della inesistente rappresentanza del dott. Danilo “Renato” Mazzacane o che tutta la vicenda sia stata strumentalizzata da Federottica e da chi, evidentemente, non mette al centro dei propri ragionamenti e delle proprie scelte gli interessi dei pazienti diabetici.
Però non può pensare di sostenere quel ruolo di rappresentanza di cui va così orgogliosa senza assumere le minimali informazioni necessarie.
Non può non sapere che gli ottici optometristi e soprattutto gli optometristi non esistono e non possono neanche toccare un paziente diabetico senza creare gravi danni. È una situazione molto seria di sicurezza e mi duole constatare che lei non lo abbia capito. Ma come ha potuto farsi “fregare” da una politica e da una burocrazia (quelle della Regione Lombardia)? I fatti certificano che a loro non importa nulla dei pazienti diabetici.
Inoltre, come avviene in tutti i Paesi occidentali, la legge impedisce a chi svolge una attività commerciale di esercitare, contemporaneamente, una attività sanitaria sui pazienti. Lei sicuramente sa che gli ottici sono solo ottici. Aggiungere anche la parola optometristi trasforma tale attività rendendola illegale perché la diagnosi e la cura dei pazienti (soprattutto i suoi “rappresentati”) è materia esclusiva della professione medica. Quindi degli oculisti. Non di persone impreparate prive di qualsiasi fantomatico ruolo sanitario. Chi agisce irresponsabilmente esercita l’abuso di professione medica, e mi ascolti per una volta la tutela della professionalità e della capacità dei medici viene esercitata solo per sostenere e proteggere i Pazienti che lei sostiene di rappresentare.
Per tali ragioni, quando mi è stato riferito che lei è stata l’unica a non essere d’accordo con questa irragionevole pericolosa e sbagliata proposta, volta, addirittura, ad inserire questa attività commerciale, assolutamente non preparati a livello sanitario, nel sistema sanitario regionale lombardo!?, immediatamente è sorto spontaneo un sentimento di stima nei suoi confronti e di ammirazione per il suo coraggio. Si perché oggi per comportarsi bene e adeguatamente nel consesso in cui si è trovata ci vuole coraggio. Coraggio anche solo per proteggere chi lei sostiene di rappresentare.
Prendo atto che mi sono sbagliato. Peccato.
Questo significa che, da un lato, le mie dichiarazioni non sono “false” ma, come indicato, indotte da quanto riportato da persona presente alla riunione. Dall’altro, Le confesserò, che mi dispiace apprendere da Lei che, in realtà, a fronte di una situazione così incredibile ed inaccettabile, proprio Lei – che da 42 anni “vive il Diabete e conosce le difficoltà della prevenzione e cura della retinopatia diabetica” – non si sia indignata di fronte a tali proposte proprio in considerazione (e nel rispetto) dei pazienti che rappresenta. Peccato.
Anzi. Dal tenore della lettera e dal fatto che Lei la invia a tutti gli interlocutori istituzionali (dall’Assessore a Federottica) evidenzia quale sia il suo reale timore: che una presa di posizione netta e decisa a difesa dei Suoi iscritti possa determinare una Sua esclusione dai tavoli istituzionali e decisionali. Forse il problema è che nei 42 anni di Sua attività di rappresentanza, si è verificato in Lei un radicale mutamento, trasformandola in una professionista del mondo associativo ed allontanandola, di fatto, dalle fondamentali ed importantissime battaglie che il Suo ruolo e la Sua funzione richiederebbero. O più semplicemente ha solo ricercato una certificazione in vita nonostante la insufficienza di quanto da lei gestito e organizzato.
Sono d’accordo con lei: “I DIABETICI vogliono servizi di prossimità, qualificati, autorizzati e verificati dai gestori della sanità pubblica”. Questa frase, però, merita un minimo di attenzione. Innanzitutto, è curioso che Lei non faccia alcun riferimento alla “qualità” dei servizi. Anzi: ciò che conta, per Lei, è la facile disponibilità (“prossimità”) da parte di soggetti che siano stati legittimati (“qualificati”) e gestiti (autorizzati e verificati) dalla sanità pubblica.
Indipendentemente dal caos, dalle criticità esistenti e dall’impossibilità di rendere operative pericolose sciocchezze a danno dei pazienti diabetici.
Il problema è che tutto questo non è in grado di garantire ai Suoi rappresentati, la certezza di ricevere “servizi di qualità” ma solo servizi che siano “economicamente sostenibili” da parte di una sanità pubblica le cui indecenti e pericolose difficoltà sono sotto gli occhi di tutti. Insomma: a Lei basta che vengano erogati i peggiori servizi facendo in modo che la eventuale responsabilità non ricada su di Lei ma sulla sanità pubblica che ormai non risponde più di nulla. Come detto, una vera professionista della rappresentanza associativa.
A riprova vi è la frase “il paziente non è né dell’oculista né dell’optometrista ma è libero di scegliere lo specialista in base alle sue necessità di salute e di prevenzione/cura”.
Probabilmente in questi 42 anni di rappresentanza si è talmente preoccupata di partecipare alle riunioni istituzionali “in modo civile e cercando collaborazione e sinergie” da non rendersi conto che, da sempre, gli optometristi non sono riconosciuti dallo Stato quale semplice attività, figuriamoci una professione sanitaria e che le attività di diagnosi e cura sono esclusivamente riservate ai medici: nel nostro caso, gli oculisti. Addirittura gli optometristi si laureano per cultura personale e per fare l’ottico devono subire l’umiliazione di passare l’esame di abilitazione presso una scuola secondaria di Ottica. È una esclusiva del Bel Paese, perché l’Italia è speciale in tutto è purtroppo lo sanno in tutto il Mondo.
Concludendo, stiamo parlando di una delle patologie più rilevanti in materia oftalmologica che merita da parte di tutti particolare attenzione, rispetto sia nella definizione di attività di prevenzioni serie di massima qualità ed idonee a fronteggiare un fenomeno purtroppo in crescita esponenziale e dispiace rilevare che chi per primo dovrebbe battersi a favore dei propri assistiti sia più preoccupato di garantirsi la partecipazione ininfluente ai processi decisionali delle istituzioni invece che garantire ai propri rappresentati ciò di cui hanno effettivamente bisogno.
Peccato.
Resto a disposizione per sostenerla in un percorso formativo sulle necessità assistenziali indispensabili per i pazienti diabetici. Le ricordo che in 10 anni il numero dei pazienti con perdita della vista è purtroppo destinato a raddoppiare.
Cordialmente
Matteo Piovella
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