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  • Jun

    08

    2020

COMUNICATO STAMPA
COVID 19, PIOVELLA (SOI): AI PAZIENTI DI OCULISTICA GARANTIRE LIBERO ACCESSO AI TAMPONI

«Pazienti affetti da maculopatia, cataratta, glaucoma, come figli di un Dio minore devono scegliere tra perdere la vista o rischiare il contagio». In Lombardia errori e limitazioni sull’ accesso volontario a pagamento al test

Roma, 8 giugno 2020 - La situazione rispecchia i limiti dovuti all’assenza di idoneità, capacità e competenza dimostrati dalla politica e dalla burocrazia nel gestire lo tsunami coronavirus. I tamponi sono “necessari e insostituibili”, lo sanno anche i bambini e per questo bisogna “garantirne il libero accesso”. Altrimenti “si nega il diritto alla salute dei cittadini” e chi risulterà responsabile della perdita della vista di migliaia di Persone deve essere obbligato a prendersene la responsabilità: Matteo Piovella, Presidente della Società Oftalmologica Italiana (SOI), la più antica associazione scientifica  medica specialistica in Italia, non ci sta rivolgendosi alla Giustizia. E non è la prima volta che lo fa, in difesa di tutti i pazienti. La questione si trascina da mesi ma nessuno sembra aver imparato qualcosa: ora il pericolo è su più fronti. A subire la situazione i tanti che soffrono di malattie degli occhi, che non hanno più avuto accesso alle visite e alle terapie salva vista, perché sospese per oltre tre mesi negli ospedali italiani durante il lockdown. Ora l’ostacolo sono le liste d’attesa e i conseguenti affollamenti e la diffusa paura che ha conquistato i pazienti a rischio over 65, di poter essere contagiati.  L’unica certezza di non essere potenzialmente contagiosi è l’esecuzione di un tampone. Limitata al tempo del prelievo, con necessità di vigilanza per il mantenimento della negatività ma pur sempre la sola e indiscutibile certezza. Certezza fondamentale per evitare la commistione di pazienti potenzialmente positivi con pazienti sani e quindi di trasmettere il contagio. Perché il contagio si trasmette nel 99% delle situazioni solo tramite questa commistione. Negli ospedali ogni paziente chirurgico viene sottoposto a tampone pena la non effettuazione della chirurgia. In oculistica la maggioranza delle prestazioni sono effettuate fuori dal SSN, ma ai cittadini che da decenni si rivolgono all’oculistica extra ospedaliera una burocrazia irresponsabile impedisce oggi di potersi sottoporre volontariamente anche a pagamento all’effettuazione del tampone. Così si perde sicurezza e fiducia nelle istituzioni e nella sanità pubblica che ogni giorno mette in evidenza sempre maggiore inadeguatezza.

Piovella parla di “inadeguata e inesperta gestione politica del Covid 19 che incredibilmente ha bloccato ogni assistenza extra SSN per le terapie e la chirurgia salva vista” in Lombardia. Il Presidente Soi chiede all’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera (visualizza lettera) risposte e fatti a fronte della grave situazione d’incertezza e di confusione. La questione è la possibilità di accesso dei cittadini al test molecolare virus SARS-CoV-2, ossia il tampone per verificare la presenza di coronavirus nell’individuo. Da un lato, infatti, la Regione ha fornito alcune “indicazioni operative generali” valide soltanto per la ripresa delle attività di ricovero, stabilendo, per queste ultime, l’esecuzione del test sierologico e del tampone naso-faringeo non oltre 3 giorni prima dell’ingresso in ospedale. Ma nella stessa delibera si sancisce che per l’accesso alle “aree sanitarie in generale” debba “essere considerata la possibilità” - “nei limiti del possibile” incredibile!!! - “di proporre l’esecuzione di tampone naso faringeo” soltanto in caso di rilievo della temperatura ≥ 37,5°C. Inoltre il linguaggio usato dalla Regione non chiarisce se, tra le aree interessate, debbano essere compresi anche gli ambulatori privati. “Siamo sotto di 4 milioni di visite oculistiche e 250.000 interventi chirurgici salva vista - afferma Piovella - e non vedo nessuna attività regionale significativa per migliorare il dramma e l’abbandono dei pazienti affetti da maculopatia, cataratta, glaucoma, da anni posteggiati nel limbo di quelli che non contano: sono i figli di un Dio minore”. E poi cosa accade fuori dai “limiti del possibile”? Se il tampone non può essere eseguito? E cosa succede ai soggetti con temperatura nella norma, a fronte di una malattia come il Covid 19 la cui pericolosità sussiste proprio per la grande presenza di pazienti asintomatici? E quali sarebbero le «aree sanitarie in generale»? Il timore è che in Lombardia, non possa accedere alla prestazione del tampone un paziente che non sia qualificabile come “caso sospetto” e che debba sottoporsi a un intervento, a una visita o a un esame che non comportino il ricovero ospedaliero. Nemmeno se volesse rivolgersi a strutture private e sostenere integralmente il costo della prestazione. È evidente che qualora l’interpretazione del confuso quadro vigente in Regione dovesse essere questa si sarebbe di fronte a macroscopici vizi negli atti regionali e di inspiegabile penalizzazione dell’attività sanitaria al servizio dei cittadini. Inoltre non sussiste alcun elemento ragionevole che possa giustificare la disparità di trattamento fra coloro che devono accedere a un ricovero ospedaliero e coloro che devono eseguire prestazioni chirurgiche ambulatoriali, esami clinici o visite diagnostiche; questa disparità elimina il diritto di accesso alla cura che in oculistica non è garantito nè in Lombardia né nella maggioranza delle Regioni italiane

Il Presidente Piovella indica che il diniego ai cittadini dell’accesso a una prestazione diagnostica collide, anzitutto, con l’art. 32 della Costituzione Italiana, perché il riconoscimento del “diritto alla salute è un diritto costituzionale” e sociale, a prestazioni positive, in forza del quale non può l’ordinamento negare una prestazione sanitaria a un cittadino che la richieda. Peraltro la Corte costituzionale ha già a suo tempo sottolineato che la salute non deve essere intesa come “semplice assenza di malattia, ma come stato di completo benessere fisico e psichico”. È incredibile che lo Stato neghi il diritto a un cittadino di sottoporsi ad un test diagnostico per la positività a una malattia mortale come il Covid 19. È ancora peggio che negare la possibilità di sottoporsi liberamente al test per l’AIDS, o negare il diritto a farsi vaccinare. O a usufruire di una terapia salvavita. Infatti finora tutto questo non era mai stato fatto.



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